” “Habitat” è il riadattamento in chiave teatrale dell’omonima installazione già presentata nello showroom dell’Associazione Casa Fornovecchino a Torre Alfina e che, in questa occasione, assume una nuova connotazione formale contaminando gli spazi del Teatro Boni di Acquapendente,
diventando la messa in scena di due distinte esperienze artistiche, fortemente individuali, ma strettamente legate tra loro da una medesima e profonda necessità di ricerca identitaria e memoriale.
Per entrambe le artiste, il bisogno di recuperare una memoria personale determina un processo creativo che procede per stratificazioni o per accumuli, come nel caso di Conte e dei suoi collages, o al contrario nell’individuazione di una forma-archetipo altamente suggestiva, come si evince dalle sculture sferoidali di Cancellieri.
Lo spazio del teatro diventa un luogo della memoria sospeso nel tempo e dove tornare a ricordare, a ripercorrere il proprio vissuto dalle origini fino all’oggi per non perderne la traccia storica.
L’insieme dei diversi frammenti che compongono l’installazione dilagano dal palco scenico fino a invadere la platea senza più una distinzione tra arte e vita.
Gli oggetti in terracotta di Cancellieri (sfere irregolari dotate di un orecchio) si pongono all’ascolto di trasmissioni mute mentre accanto a essi, gli assemblages di Conte esplodono in un frastuono cromatico e formale che incarna la “risalita verso la superficie del desiderio”. Si tratta della
metafora di un programma acustico, di un terremoto sordo dove il silenzio fa ancora rumore.
Cancellieri e Conte si mostrano l’una all’altra e comunicano tra di loro attraverso i rispettivi lavori come in una reciproca confessione, andando concepire un’unica opera ambientale che da un lato è
tesa all’ascolto di una forte intimità muta e dall’altro a una violenta esplosione silenziosa del tutto interiore.
“Habitat” è parte del progetto “Alterego”, la doppia personale di Sara Cancellieri e Daniela Conte presentata negli spazi espositivi della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto a Palazzo Coelli.”
